RECENSIONE "THE IDEA OF YOU" di Robinne Lee (2024)

Di recente ho visto l’omonimo film su Amazon Prime e quando ho scoperto che a monte c’era un romanzo, ho deciso di leggerlo.

Mi permetto qualche considerazione sulla trasposizione cinematografica. La storia sembra ispirata al romanzo, più che “tratta da”. Ci sono molte differenze e per certi versi ho preferito il film: qui è messo in evidenza il carattere dolce e a tratti insicuro di Hayes, ci sono momenti simpatici e la relazione tra Hayes e Solene è qualcosa di più del semplice sesso, come invece accade nel romanzo.

Tuttavia non ho apprezzato la scelta degli attori: la figlia di Solène nel film dovrebbe avere sedici anni, l’attrice ne ha venti ma ne dimostra almeno venticinque. Alcune scene diventano pertanto surreali. L’attore che interpreta Hayes non incontra i miei gusti. E Anne Hataway, pur essendo come sempre perfetta, fa pensare “certo che una quarantenne può conquistare il cantante ventenne di una boyband di fama mondiale, se è Anne Hataway”.

Il romanzo è godibile, scorrevole, leggero. L’aver visto il film prima di leggerlo non ha influenzato granché la lettura, perché le storie hanno numerose differenze, alcune addirittura abissali. E se di solito la preferenza va al romanzo, che non regge il confronto con una trasposizione spesso scialba e banale, in questo caso devo ammettere che è il film a fare una figura migliore.

Premetto che a incuriosirmi (in entrambi i casi, film e romanzo) è stata la differenza di età tra i protagonisti e il fatto che la maggiore sia la donna. Perché se Mick Jagger ha una fidanzata di 20 anni, nessuno dice niente, anzi (bravo lui), ma se è Hayes Campbell ad avere una ragazza con il doppio dei suoi anni, apriti cielo.

La storia sembra strizzare l’occhio a noi ex-ragazze degli anni ‘90, che spasimavamo per i Take That o i BSB e che sognavamo che uno di loro si accorgesse di noi. E come non sognare di avere ancora una possibilità, nonostante oggi abbiamo superato gli “anta”? Mettete da parte i sogni. Non c’è nessuna speranza. Perché noi donne e mamme quarantenni non saremo mai Solène Marchand. Bellissima, ricca, di successo, si proclama mamma single ma non credo ne abbia nemmeno l’idea di cosa significhi essere una mamma single non privilegiata.

Quindi il baricentro della faccenda si sposta: lei, ricca e privilegiata, incontra lui, ricco, famoso e ancor più privilegiato. Scocca, non si sa come, la scintilla, e inizia una relazione di sesso. Non ho nulla da eccepire alle scene piccanti, ma in questo caso la relazione sembra basarsi solo su quello - e non è nemmeno questo il problema. Il problema è piuttosto che, arrivati a un certo punto, i protagonisti si innamorano - ma come, mi chiedo io, se non c’è un briciolo di qualsiasi altra cosa che non sia il sesso? Bollente, spontaneo, vivace, va bene, ma sempre e solo sesso. Ah, no, qualche volta parlano: della differenza di età, di cosa sia essere famosi, della povera figlia che si trova in mezzo a una situazione difficile da gestire, e via da capo.

Hayes ha venti anni, ma seduce al pari di uno scafato Casanova. Ora, sei in una boyband di successo da quando ti sono spuntati i primi peli, molto probabilmente sei in una situazione tale per cui non serve neanche la parola perché le ragazze ti si gettano ai piedi praticamente strappandosi i vestiti di dosso. Dove puoi avere imparato cose che noi umani non possiamo nemmeno immaginare? Don Juan de Marco è finito in psichiatria, quella volta.

E poi, trac, al momento giusto sfodera commenti sull’arte che neanche i miei compagni in Accademia arrivavano a tanta profondità. Mi pare tutto troppo bello per essere vero.

Solene ha quarant’anni e non fa altro che ripeterlo. E ha una figlia, e non fa altro che ripeterlo. Come detto, è fighissima, sicura di sé, sembra non fare una piega all’idea che un ragazzino la corteggi.

Girano il mondo, tra una fiera d’arte di lei e la tournée di lui. Ville meravigliose, hotel di lusso, ristoranti, locali.

Tutto molto bello, tutto scritto bene, ma per me manca qualcosa. Forse un po’ di profondità, o di maggior credibilità. Invece resta tutto in superficie, anche i momenti difficili.

Il finale è stato molto deludente; non tanto perché sia diverso rispetto al film, ma perché è freddo, veloce, quasi improvviso. Una storia così avrebbe meritato di restare nel cuore, invece passa e se ne va, senza lasciare strascichi.

RECENSIONE "THE IDEA OF YOU" di Robinne Lee (2024)
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